Chi sono
Mi chiamo Jesus, ho 30 anni e sono un imprenditore agricolo professionale. Fin da bambino ero affascinato dalla natura, amavo passare le giornate a giocare all’aria aperta, correndo tra i fili d’erba o arrampicandomi sugli alberi. Sono cresciuto “coltivando” il desiderio di coltivare. Ricordo che sul balcone di casa, tra un vaso di fiori e l’altro dei miei, piantavo semi di lattughino che poi raccoglievo per mangiare. Finché non ho maturato la passione per l’agricoltura. All’età di 27 anni, nel 2015, ho acquistato assieme a mio padre un piccolo pezzo di terra di 5 ettari che è poi diventata la mia azienda agricola, La Valle del Benessere. Qui ho potuto mettere in pratica tutto ciò che ho studiato come autodidatta negli anni, dall’agricoltura naturale del maestro Fukuoka a quella sinergica e biodinamica di più recente scuola.
Perchè “Agricoltura spensierata”?
Ho aperto questo blog per il desidero di condividere con tutti la mia esperienza in quella che credo essere la pratica più nobile e meravigliosa esistente: l’agricoltura. La parola agricoltura deriva dal latino “ager/cultura”, «coltivazione dei campi». Cultura in latino significa proprio coltivare, proprio perchè un tempo questa pratica era considerata come essenziale all’apprendimento della vita. Marco Tullio Cicerone descriveva l’agricoltura come la migliore fra le occupazioni romane, considerandola “maestra di economia, operosità e giustizia’ (parsimonia, diligentia, iustitia)”.
Il nome “Agricoltura spensierata” nasce da due pratiche ben definite: La prima si rifà ai dettami dell’agricoltura naturale o agricoltura del non fare, la summa per cui bisogna lasciar lavorare la natura in pace, con i propri schemi, senza stressarla o accelerarla in modo dannoso e nocivo; la seconda è il significato stesso di spensieratezza, che rappresenta lo stato d’animo di chi è sereno e non ha troppi pensieri, proprio quello che deve perseguire il vero agricoltore. L’agricoltura è gioia, e a volte anche gioia del non fare, del godere della natura da un punto di vista più passivo che attivo, lasciandosi trasportare da essa anziché distrarla o indirizzarla violentemente verso ritmi più umani, talvolta attraverso l’uso di espedienti tecnici. Insomma la spensieratezza deve tornare ad essere il vulnus dell’agricoltore moderno, non distogliere né distruggere ma lasciarsi trasportare, inseguire, viaggiare di fantasia e di felicità.